Ho lavorato a:
- Wired Italia
- Forbes Italia
- Rivista Studio
Mi trovi su:
- In Real Life
- Lucy. Sulla cultura
- Icon
Approfondisco fenomeni contemporanei e cultura, società, tecnologia, politica, libri, lifestyle: è il vantaggio di essermi formato in redazioni relativamente piccole, dove c’era modo di spaziare, allargando i propri orizzonti. Oggi mi occupo di diverse altre cose, dalla scrittura di libri e podcast alla gestione di progetti editoriali, e gli articoli di giornale sono solo una parte di ciò che faccio: ma puoi leggermi soprattutto su Esquire, Icon, Snaporaz, La Stampa, Vanity Fair. Culture Wars è la mia newsletter settimanale sui nuovi codici e i discorsi intorno a ciò che chiamiamo “politicamente corretto”. La correzione del mondo (Einaudi Stile Libero, 2023), invece, il saggio che ha ispirato. Curo il podcast In Real Life per OnePodcast.
Nel 2013 ho iniziato a lavorare nella redazione del magazine di attualità e cultura Rivista Studio. Poi per un anno mi sono occupato del sito della versione italiana di Forbes, e dal 2018 al 2021 sono stato redattore di Wired, con cui continuo a collaborare. La mia firma è comparsa, occasionalmente o stabilmente, anche su Domani, L’Espresso, La Stampa, Link – Idee per la Tv, Il Post, Lucy. Sulla cultura, Pagina99, Donna Moderna, Il Foglio, Linkiesta, Dagospia, Rolling Stone, Snaporaz e la versione inglese di Al Jazeera.
Culture Wars, la mia newsletter sul mondo nuovo
Esce ogni venerdì, è gratuita e ti racconta come il politicamente corretto (e lo scorretto), gli scontri di codici sociali e gli algoritmi stanno cambiando il mondo.
Culture Wars, la mia newsletter sul mondo nuovo
Esce ogni venerdì, è gratuita e ti racconta come il politicamente corretto (e lo scorretto), gli scontri di codici sociali e gli algoritmi stanno cambiando il mondo.
La correzione del mondo, il libro
Il mio saggio pubblicato da Einaudi nel 2023, un approfondimento ragionato sui temi di Culture Wars. Mancava una critica aperta e progressista dell’unica dittatura strisciante che esiste davvero e non causa levate di scudi: quella dell’algoritmo made in Silicon Valley, quella per cui di «inclusione» e «oppressione» si discute solo nei limiti claustrofobici concessi dai reparti di user growth di multinazionali del web. Quella che sta mettendo a repentaglio ogni senso percorribile di «società», mentre annichilisce il dibattito pubblico.